Giochi da Tavolo

Approfondimenti storici sui Giochi da Tavolo


Go

Go!



GoNato in Cina oltre 4000 anni fa, il gioco del GO vanta attualmente 46 milioni di persone che ne conoscono le regole, e 20 milioni di giocatori in attività, la maggior parte dei quali vive in Estremo Oriente.

Si tratta di un gioco semplice per quanto riguarda le sue regole, ma estremamente complesso per quanto riguarda i possibili sviluppi, al punto che un proverbio coreano dice che nessuna partita di Go è mai stata giocata due volte, il che è verosimile se si pensa che ci sono 2,08 × 10 alla 170 possibili posizioni.

Il set di gioco consiste in una scacchiera (goban) con una griglia di 19 caselle per 19, i giocatori collocano nelle intersezioni di questa griglia delle pedine dette pietre, nel tentativo di occupare la maggior parte del goban senza che queste gli vengano circondate e “mangiate”.

La Storia

Narra una leggenda che l’Imperatore cinese Jao (2337–2258 a.C.) ordinò al suo consigliere Shun di inventare per suo figlio Danzhu un gioco che stimolasse in lui la concentrazione, l’equilibrio e la disciplina. L’uso di pezzi in pietra simili a quelli del Go era molto diffuso in Cina sin dai tempi delle tribù: lo usavano ad esempio i generali per pianificare gli attacchi e venivano anche utilizzati per predire il futuro. Gioco prediletto dall’aristocrazia cinese, è una delle quattro arti che un gentiluomo (junzi) doveva poter padroneggiare per essere considerato tale: la calligrafia, la pittura, suonare lo Guqin e appunto giocare a Go.

GO Storia

Giocatori di Go, illustrazione risalente alla dinastia Song, X sec. d.c.

A seguito dei monaci buddisti Chan sbarca nel V sec. d.c. in Corea e poi in Giappone nel VII.
In Giappone mantiene le sue connotazioni elitarie, un editto del 701 dell’imperatrice Jito riserva il gioco alla classe aristocratica.
Anche i monaci potevano giocarlo in quanto non era considerato uno dei giochi d’azzardo, a loro vietati. I Samurai lo utilizzavano per allenare la loro mente alle strategie militari. A Kyoto i monaci buddisti nichirens fondarono la scuola Hon'inbō, la prima grande scuola di Go, attiva fino al 1940.
A partire dal 1603, con l’unificazione del Giappone, il gioco entra nella sua età d’oro in un continuo crescendo nel corso di due secoli e mezzo. Grandi onori erano riservati a campioni professionisti che con le loro vittorie acquisivano prestigio e potere, e tutto ciò fece salire anche il livello del gioco.
Nell’800 il Giappone entra nell’era industriale e il Go, gioco di origine feudale, perde la sua attrattiva.
Verrà recuperato e reso più democratico e popolare nel corso del ‘900.

Go Storia 2 Cinesi

Cinesi dell'epoca della dinastia Ming che giocano a go (XVI secolo).

Nel frattempo il Go comincia a diffondersi in Occidente a partire dalla fine dell’800, quando lo scienziato tedesco Oskar Korschelt scrisse un trattato sul gioco. Agli inizi del ‘900 il gioco era già diffuso negli imperi tedesco ed austriaco, e nel 1905 sbarcò negli Stati Uniti dove nel 1935 venne fondata l’American Go Association.
L'influsso nipponico è tuttora molto forte e si riflette nella terminologia del gioco: le parole giapponesi usate in tutto il mondo per designare particolari mosse o momenti della partita, sono una specie di lingua franca che aiuta i goisti a capirsi tra di loro.

Geishe che giocano a Go

Geishe che giocano a Go – stampa giapponese del 1811.

Geishe che giocano a Go

Due giocatori di Go a Shangai, con la tradizionale posizione delle dita.

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Mahjong

Il Mayong è un gioco da tavolo solitamente per 4 persone, basato su 144 tessere con caratteri e simboli cinesi; è un gioco di abilità, strategia e calcolo. E’ impossibile vincere contando solo sulla fortuna.
Si tratta di un gioco di combinazioni (tris, coppie e scale), che presenta alcune analogie con giochi di carte occidentali, come ramino o scala quaranta. Scopo del gioco è, per ogni giocatore, creare combinazioni con tutte le proprie tessere: il primo che ci riesce vince.

LA LEGGENDA E LA STORIA

Il Mahjong nacque in Cina verso la metà dell’800 ed in cinese era originariamente chiamato 麻雀 (máquè) cioè “passero”, dal tintinnio delle tessere quando vengono rimescolate, che assomiglia al chiacchiericcio dei passerotti. Le tessere sono state adattate da un gioco di carte già esistente fin dal 15mo secolo, chiamato Mah Tiae (cavallo appeso).

Mahjong giocatori

Giocatori di Mah Jong, statua in bronzo (Padiglione Tianyi a Ningbo - Cina).



Un’antica leggenda narra invece che il gioco fu inventato ne VI secolo da Confucio. Vera o no questa leggenda, la simbologia del gioco si ispira alla dottrina confuciana. Ad esempio nel caso dei Tre Dragoni il rosso Zhong, il verde Fa e il bianco Bai, infatti, rappresentano rispettivamente Benevolenza, Sincerità e Amore filiale. Anche l’antico nome ricorda l’amore di Confucio per gli uccellini.
La leggenda narra inoltre che il gioco nacque ad esclusivo appannaggio dei Reali, e che essere sorpresi a giocarlo comportava la perdita della vita.
Queste le leggende sulle origini, ma la prima tessera di cui abbiamo traccia risale al 1880, realizzata in avorio.
Si ritiene sia stato un passatempo ideato da ufficiali dell’esercito cinese nel corso della Ribellione di Tai Ping (1851-1864). Alcuni affermano che ad inventarlo fra il 1870 e il 1875 fu un nobile di Shangai. Per altri ancora furono due fratelli della città di Ningbo (1850).
Nel 1885 fu pubblicato il primo articolo negli Stati Uniti sul Mahjong, a firma di Stewart Culin, un etnografo ed autore statunitense. Successivamente la ditta Abercrombie & Fitch iniziò ad importarli negli Stati Uniti dalla Cina ed il successo fu subito eclatante: nacquero tornei e feste con a base questo gioco, ne parlarono anche diverse canzoni. Veniva giocato soprattutto dalle donne ed era il gioco preferito dagli ebrei statunitensi.

Go

Due tavoli di Mah Jong.

Il successo negli USA fu l’inizio di quello mondiale.
In Italia il gioco arrivò portato dai venditori ambulanti cinesi che lo portavano con sè e lo giocavano soprattutto nelle città portuali dove arrivavano. Nel 1923 il venditore di Ravenna Michele Valvassori iniziò a commercializzarli. Si diffuse soprattutto in Romagna dove veniva giocato assiduamente nei bar e nei circoli cittadini, da lì si diffuse in Emilia, principalmente nella città di Correggio.
Con la nascita della Repubblica Popolare di Cina il Mahjong venne bandito in quanto veniva praticato principalmente come gioco d’azzardo, poi in seguito alla Rivoluzione Culturale venne riabilitato ed è tornato ad essere uno dei principali passatempi di cinesi di ogni età.

IL MAHJONG OGGI

Libro di regole del mahjong americano

Libro di regole del mahjong americano.

Attualmente il Mahjong è giocato in tutto il mondo e comprende decine di varianti, 30 solo nella Cina continentale. Citiamo tra le tante il Mahjong classico occidentale, il Mahjong giapponese, il Mahjong americano (Mah Jongg), il Pusser Bones, sviluppato dalla Marina Australiana, IL Mahjong di Hong Kong o Cantonese, il più diffuso attualmente. Negli Stati Uniti viene giocato soprattutto dalle donne, in Giappone è molto amato e praticato da uomini e donne soprattutto come gioco d’azzardo (anche online).

Attualmente internet è il luogo dove maggiormente si gioca a Mahjong, in tutto il mondo, innumerevoli sono i siti a lui dedicati, sia nella versione gratis che come gioco d’azzardo.
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Tessere del Mahjong giapponese

Tessere del Mahjong giapponese.


Scacchi

LA LEGGENDA

Una leggenda racconta che un re indù, di nome Ladava, vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, e che, per avere ragione del nemico, dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita. Da quel giorno il re non si era più dato pace, perché si sentiva colpevole per la morte del figlio, e ragionava continuamente sul modo in cui avrebbe potuto vincere senza sacrificare la vita del figlio: tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione. Tutti cercavano di rallegrare il re, ma nessuno vi riusciva. Un giorno si presentò al palazzo un brahmano, Lahur Sessa, che, per rallegrare il re, gli propose un gioco che aveva inventato: il gioco degli scacchi. Il re si appassionò a questo gioco e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, ovverosia suo figlio. Il re fu finalmente felice, e chiese a Lahur Sessa quale ricompensa egli volesse: ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa. Il monaco rifiutò, ma il re insistette per giorni, finché alla fine Lahur Sessa, guardando la scacchiera, gli disse: «Tu mi darai un chicco di grano per la prima casa, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via». Il re rise di questa richiesta, meravigliato del fatto che il brahmano potesse chiedere qualunque cosa e invece si accontentasse di pochi chicchi di grano. Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e lo informarono che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni. In questo modo, Lahur Sessa insegnò al re che una richiesta apparentemente modesta può nascondere un costo enorme. In effetti, facendo i calcoli, il brahmano chiese 18.446.744.073.709.551.615 (18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 73 miliardi 709 milioni 551mila 615) chicchi di grano. In ogni caso, il re capì, il brahmano ritirò la richiesta e divenne il governatore di una delle province del regno. Una fonte accreditata ne La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig riporta invece l'uccisione del monaco.

Guerriero vichingo Berseker

Scacchi Lewis: Guerriero vichingo Berseker (guardiano) rappresentante la Torre – 12° sec.

LA STORIA

Nel 1831 nelle scozzesi Isole Ebridi, per la precisione nell’Isola di Lewis furono trovati 93 reperti tra cui 78 pezzi del gioco Hnefatafl una versione antica dei moderni scacchi. I pezzi risalgono al 12° secolo.
Si tratta di 8 re, 8 regine, 16 vescovi [alfieri], 15 cavalieri [cavalli], 12 guardie (soldati molto possenti, l’equivalente delle odierne torri), 19 pedoni. Tutti i pezzi sono stati realizzati probabilmente in Norvegia, intagliati da zanne di tricheco.
Si tratta di un gioco che era molto praticato all’interno della cultura norrena e si diffuse in tutta Europa viaggiando al seguito delle navi vichinghe.
Le sue origini risalgono ad un gioco dell’Antica Roma.
Questo antico passatempoo in voga presso i legionari romani con il nome di Ludus Latrunculorum. Derivava da un similare gioco greco noto col nome di Pente Grammai, a sua volta un’evoluzione di una sorta di scacchi giocati nell'antico Egitto.

Scacchi Lewis: Re e regine

Scacchi Lewis: Re e regine – 12° sec.

L’Hnefatalf (gioco del Re) era giocato in Europa ben prima che, portati dagli Arabi, arrivassero verso l’anno 1000 gli scacchi nella versione che noi conosciamo, risalente al VI sec., che presero gradatamente il suo posto con il finire della dominazione vichinga.

I precursori degli scacchi moderni sono nati in India durante l' Impero Gupta. Lì, la sua prima forma nel VI secolo era conosciuta come chaturaṅga , che si traduce in "quattro divisioni (dell'esercito)": fanteria, cavalleria , elefanti e carri armati . Queste forme sono rappresentate dai pezzi che si evolverebbero rispettivamente nel moderno pedone, cavaliere, alfiere e torre.

Gli scacchi furono introdotti in Persia dall'India e divennero parte dell'educazione della nobiltà persiana. In sassanide in Persia intorno al 600 il nome divenne Chatrang, che successivamente gli arabi cambiarono in Shatranj, a causa della mancanza nell’arabo degli originali, e le regole sono state sviluppate ulteriormente. I giocatori hanno iniziato a chiamare "Shāh!" ("Re!" in persiano – il nostro scacco) quando si attacca il re avversario e "Shāh Māt!" ("il re è indifeso" – il nostro scacco matto) quando il re è attaccato senza possibilità di fuga. Queste esclamazioni seguirono gli scacchi nel corso della loro diffusione in tutto il mondo conosciuto, ad opera dei mercanti arabi.
Inizialmente il gioco presentava delle differenze con la nostra versione.
Ad esempio la pedina corrispondente al nostro alfiere era un elefante poi divenne una figura umana, che, per assonanza col termine arabo al-fil venne denominata alfiere.
La torre era in origine un cammello e la regina venne introdotta nel 1500 al posto del Visir (fers in arabo), che aveva possibilità di spostamento molto minori.

Guerriero vichingo Berseker

Giovani persiani che giocano a scacchi (illustrazione del libro persiano Haft Hawrang, scritto tra il 1556 e il 1565).

In Europa, non essendo, a differenza di altri giochi, avversato dalla Chiesa, gli scacchi vennero adottati subito dalle classi nobili, che ne fecero un segno distintivo, considerandoli un’arte raffinata a differenza di dadi e carte, giocati nelle taverne e nelle bettole.

Guerriero vichingo Berseker

Iacobus de Cessolis, Libro di giuocho di scacchi.

Infatti fu proprio un frate domenicano, Jacobus de Cessolis, a scrivere intorno al 1300 il Ludus scacchorum o Liber de moribus hominum et officiis nobilium ac popularium super ludo scachorum un libello moraleggiante che utilizza le pedine e l’allegoria del gioco degli scacchi per diffondere la propria idea secondo la quale tutti, dal Re al pedone hanno un proprio ruolo e la possibilità di apportare cambiamenti.
Le regole medievali degli scacchi differiscono da quelle attuali: i pedoni alla prima mossa non potevano essere mossi di due caselle, l’alfiere si muoveva solo di due caselle e come il cavallo poteva saltare i pezzi, la donna si muoveve solo in diagonale e di una posizione alla volta. Oltre a Matto e Stallo una situazione particolare detta Nudo era contemplata: quando cioè il Re rimaneva da solo sulla scacchiera.
Le regole arrivate fino a noi furono fissate nel XVII sec.

Luca di Leida – Partita a scacchi – 1518 ca.

Luca di Leida – Partita a scacchi – 1518 ca..

Gli Scacchi oggi

Un’indagine sul numero attuale di giocatori di scacchi, quantificati in 60.000.000, è stata diffusa dalla FIDE (Fédération Internationale des Échecs) nel 2012.

Nei tempi I moderni gli scacchi mantengono la funzione che hanno sempre avuto nella storia: essere un banco di prova per le migliori doti di ogni persona.

Pazienza, astuzia, concentrazione, coraggio, decisione, riflessività, capacità di fare progetti ed abilità nel modificare i propri piani all’occorrenza.

Non stupisce il fatto che, quando a sfidarsi per la corona di campione mondiale furono, nel 1972 ai tempi della Guerra Fredda, un russo ed uno statunitense, la contesa ebbe una risonanza planetaria. Due mondi si sfidavano apertamente per mezzo dei loro campioni.

Campionato del mondo di scacchi 1972

Campione Sfidante
Eerste ronde IBM-schaaktoernooi, Boris Spasski, Bestanddeelnr 926-5521.jpg
Bobby Fischer 1972.jpg
Boris Spassky
Unione Sovietica Unione Sovietica
Robert James Fischer
Stati Uniti Stati Uniti
8,5 12,5
30 gennaio 1937
35 anni
9 marzo 1943
29 anni
Vincitore del campionato del mondo di scacchi 1969 Vincitore del Torneo dei Candidati 1971
Punteggio Elo: 2660 Punteggio Elo: 2785
Luogo: Islanda Reykjavík
Data: 11 luglio - 1º settembre

Il Sovietico Boris Spassky mise in palio il proprio titolo contro lo statunitense Robert James Fisher in un incontro che si tenne a Reykjavík e che terminò con la vittoria dello sfidante per 12,5 a 8,5 dopo un inizio disastroso dell’americano. Il mondo rimase col fiato sospeso fino alla fine, e i risultati delle partite occuparono costantemente le prime pagine dei giornali e i titoli di testa dei notiziari.

Il vasto interesse riscosso da questo gioco ha stimolato le case produttrici di computers: resterà nella storia la doppia sfida tra l’allora campione del mondo, Gary Kasparov e Deep Blue, il computer creato per gli scacchi dall’IBM.

La data della prima sfida è il 10 febbraio 1996, il luogo Philadelphia. Kasparov batte Deep Blue 4 a 2.

L’anno dopo la rivincita: Kasparov cade in errori banali, cerca poi di sorprendere il computer con giocate non usuali e alla fine si deve arrendere, accusando l’IBM di aver utilizzato un grande maestro di scacchi per pilotare il computer (in seguito ritratterà facendo autocritica).

Risultato: 3½ a 2½ per Deep Blue, con le quotazioni della IBM cresciute del 10%!

Deep Blue - IBM - California

Deep Blue, al Computer History Museum di Mountain View, California.